Coronavirus: Il ruolo del web sulla psiche | Michele Canil
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WEB E PSICHE

Web e psiche

WEB E PSICHE

Una vita social ma in solitudine: il ruolo del web sulla psiche

Intervista di Simona Cortopassi per rivista Vero Salute 46

Consulenza: dottor Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta di Treviso, esperto in Psicologia dei Social

I: Restare senza amici, senza un compagno, senza un confidente. L’epidemia del ventunesimo secolo sembra essere la paura di rimanere soli. Proprio di recente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha decretato che questa fobia, sia in Italia sia nel resto del mondo, è destinata ad aumentare. La diffusione dei social network e degli innumerevoli device disponibili oggi per restare in contatto con gli altri non argina il problema, anzi spesso ci porta ancora più lontano dalle relazioni. La solitudine sfocia così molto spesso in depressione e in un abbassamento della motivazione alla vita e alle passioni. Qual è dunque un metodo educativo per mettere un freno a un’eccessiva invadenza del mondo digitale per fare spazio a quello reale? Lo abbiamo chiesto a uno specialista in materia, il dottor Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta di Treviso, esperto in Psicologia dei Social.

D: Difficile vedere un teenager senza telefonino in mano. Da un’indagine dell’Osservatorio sulle tendenze e comportamenti dei ragazzi, la maggior parte degli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni, di 11 città campione in tutta Italia, ha dichiarato di trascorrere dalle 7 alle 13 ore della giornata con lo smartphone acceso. Ma gli adulti non sono da meno. Soprattutto durante il lockdown, l’abuso della tecnologia ha avuto un picco. Facebook è il social più frequentato dagli over 40, mentre i ragazzi fino a 23 anni preferiscono Instagram. Tiktok è invece la piattaforma utilizzata dai giovanissimi. Sebbene si tratti di interazioni, quando si è dietro uno schermo manca l’incontro autentico con l’altro: non possiamo guardarlo negli occhi, ascoltare la sua voce, stringergli la mano, abbracciarlo.

“Il problema non è il social network in sé. Abbiamo visto negli ultimi mesi, quando eravamo chiusi in casa, come la tecnologia si è rivelata molto utile per farci sentire in contatto con gli altri. Il problema nasce quando il social è l’unico canale di relazione”, afferma lo psicologo Canil.

In quel caso subentra la solitudine una volta spento il device e la difficoltà di creare relazioni affettive stabili con gli altri. Affidandosi al digitale vengono meno la capacità di inserimento in un gruppo e il senso di appartenenza. Si finisce in un circolo vizioso in cui si hanno disturbi d’ansia quando si è soli in casa, magari la domenica quando non c’è nemmeno un’occupazione lavorativa a farci distrarre. O ancora, in estremo, si arriva a isolarsi volontariamente per mesi oppure anni. “Questo fenomeno, particolarmente diffuso in Giappone, prende il nome di Hikikomori” che letteralmente significa “stare in disparte” e viene utilizzato in gergo per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori”, continua Canil. Riguarda soprattutto il genere maschile dai 14 ai 30 anni, anche se il numero degli adulti isolati potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora. Le persone che sono più soggette a questo disturbo sono quelle con problemi di autostima. Spesso sono le stesse che hanno avuto genitori poco presenti e hanno trasformato quel distacco prima in un’idea di solitudine e abbandono che poi si è nel tempo tramutata in una sfiducia nel rapporto verso gli altri.

Per evitare di cadere in questa rete, bisogna prendersi cura del nostro benessere ed evitare la solitudine. Ma in che modo?

“L’essere umano tende a avvicinarsi agli altri per natura. Basterebbe quindi iniziare a uscire, frequentare punti di ritrovo che aumentino la conoscenza e il dialogo, che è il primo passo per costruire una relazione”.

Iscriversi a corsi e attività in modo attivo ci porta a creare nuove abitudini e, se non ci sono restrizioni di sicurezza per la pandemia in corso, a uscire di più da casa. “Non è semplice capire quando si è a rischio. Ma quando si inizia a sentire la paura di socializzare, si ha un continuo senso di tristezza e ci si domanda per che cosa stiamo vivendo, se sogniamo di essere invitati e bramiamo di diventare importanti per qualcuno allora dobbiamo capire che lo stile di vita che stiamo conducendo non va bene per noi”. Bisogna provare a reagire da soli, ma se non ci si riesce allora è importante iniziare un percorso terapeutico. “Grazie a uno specialista si possono acquisire competenze di relazione dal punto di vista emotivo e a gestire a meglio la propria vita”. Vivendo di più la vita vera, meno quella immaginata e spesso troppo finta dei social.

BOX
C’è una App che aiuta il quartiere a diventare più solidale
Se è vero che i social network tradizionali hanno contribuito a creare distanza tra le persone, è altrettanto assodato quanto la tecnologia porti innumerevoli vantaggi. Ci sono diverse app anti solitudine, una su tutte Nextdoor, che valorizzano il fattore umano della vita di quartiere. Utilizzandole si entra in contatto con i vicini che si rendono disponibili nell’offrire supporto con azioni concrete, soprattutto durante il periodo invernale, quando si sta più in casa. Si passa dalla condivisione di un caffè, di una chiacchierata o di fare la spesa a una donna anziana che vive da sola. Il tutto ovviamente senza dimenticare le regole del distanziamento sociale per la salvaguardia della salute in periodo di pandemia. L’obiettivo è creare un senso di appartenenza e far sentire tutti più a proprio agio nel chiedere aiuto in caso di bisogno.

Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.

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