Perchè viviamo il senso di colpa? Intervista al Dott.Canil
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PERCHÈ VIVIAMO IL SENSO DI COLPA?1/4

PERCHÈ VIVIAMO IL SENSO DI COLPA?1/4

DANIELA GREGNANIN INTERVISTA IL DOTT. MICHELE CANIL


PERCHÈ VIVIAMO IL SENSO DI COLPA? È possibile migliorare l’autostima?

Articolo suddiviso in 4 parti. Questa è la parte 1 di 4

Legenda

I=Intervistatore

D=Dottore

Antenna 3 ore 13.00

I.: Buongiorno a tutti. Oggi un argomento importante perchè parliamo di senso di colpa, cercheremo di capire perchè ci attanaglia e se è possibile migliorare l’autostima, la considerazione di se stessi. Ben ritrovato al dott. Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta. Allora dottore, che cos’è questo senso di colpa che tutti noi proviamo in questa vita fin da piccini?
D.: Fin da piccini addirittura è una prassi educativa da molto tempo. E’ pur vero che il senso di colpa eccessivo diventa problematico ma è anche uno di quegli aspetti dell’essere umano e nn solo che a volte limita i nostri comportamenti scorretti. Quindi, come dire, va dosato bene. E’ interessante la definizione che dà al senso di colpa un famoso analista che si chiama Kelly:

Il senso di colpa è essenzialmente un modo diverso in cui gli altri ci accusano di essere”. Diverso da come noi ci percepiamo. Quindi sostanzialmente quando qualcuno ci attribuisce un aggettivo che noi non riconosciamo, ciò apre molti scenari.


I.: Allora dottore, ci scrive su facebook una signora che chiede: “Perchè i sensi di colpa rendono difficile pensare e concentrarsi?”. Penso ad esempio ai ragazzi che devono affrontare la maturità e non riescono a concentrarsi. Il senso di colpa innesca molte cose…
D.: Il senso di colpa innesca molte cose anche a livello fisiologico. C’è proprio una reazione immediata del nostro colpo, molto simile alla reazione di paura; fisiologicamente vi è tutta una serie di parametri che si alterano. In più il senso di colpa ci toglie molta concentrazione perchè essenzialmente siamo costretti a staccare dall’esterno per concentrarci dentro di noi per comprendere se ciò che stiamo provando è vero. Quindi il senso di colpa ha una reazione fortemente stressante. Per questo va dosato ma bisogna anche un po’ imparare a definire noi stessi in modo tale che se riceviamo qualche accusa a livello relazionale simo già pronti per decidere se siamo così come ci vedono oppure no.


I.: Ci vuole un po’ di autostima quindi…
D.: Ci vuole un po’ di struttura di personalità. Se c’è una bassa autostima, siamo molto più esposti al senso di colpa.


I.: C’è stato uno studio interessante che ha messo i relazione il senso di colpa con la depressione. Questo studio condotto a manchester ha visto con una risonanza magnetica che persone che avevano avuto la depressione e soffrivano di sensi di colpa aveva due parti del cervello che non comunicavano tra loro, cioè la corteccia temporale anteriore e il circuito limbico. Invece chi ha dell’autostima riesce a far comunicare queste due parti del cervello. Quindi è un momento impattante nella nostra psiche.


D.: Altri studi hanno sottolineato come in alcuni casi di persone che soffrono molto di senso di colpa funzioni o un’area o l’altra in modo intermittente. Quindi è chiaro che perdiamo sicuramente una connessione con il mondo reale. Questo è molto importante perchè in casi gravi il senso di colpa può portare anche a una sorta di dimenticanza o non registrazione di fatti. Questo si vede spesso in varie testimonianze, quando ci sono eventi di cronaca particolarmente importanti.


I.: Pensiamo alla Franzoni, ad esempio, li non ricorda di aver commesso il fatto..
D.: Vere e proprie amnesie alterograde o retrograde. Non siamo più qui, siamo dentro di noi in una dimensione in cui non è più possibile osservare con chiarezza quel che accade all’esterno.


I.: Le chiedo una cosa: nell’infanzia un buon senso di colpa nei confronti dei genitori fa bene; gli psicologi dicono che c’è un momento nell’infanzia in cui serve.
D.: Serve e deve essere conservato in una certa misura anche in età adulta. Cioè, negare ad esempio ad un bambino un’azione che lo mette potenzialmente in pericolo e il bambino piange, quello è un senso di colpa che gli diamo. C’era un’intenzione che stava avvenendo e come adulti la blocchiamo, però questo gli servirà e se lo porterà avanti per molti decenni. Attraverso il senso di colpa impariamo anche i limiti del nostro vivere e la relazione con gli altri. Chiaro che non essendo una cosa che si può normativizzare, è così complesso che va seguito come un flusso; il senso di colpa va monitorato. Poi è molto importante riuscire a passare dal senso di colpa alla responsabilità. Perchè colpa, dal latino significa “colpo”, una cosa quindi immediata, violenta. Mentre responsabilità significa “dare responso” delle proprie azioni quindi richiama molto di più alla consapevolezza.


I: Ci scrive poi un’altra persona su Facebook: “Il senso di colpa può derivare dallo stress emotivo?” Cos’è che ci può stressare fino ad indurci al senso di colpa?
D.: Faccio un esempio: ci sono persone che hanno una modalità relazionale per cui tendono sempre ad assecondare gli altri. Questo di solito è un comportamento che porta ad un elevato stress perchè mettiamo da parte noi stessi a favore dell’altro e lo facciamo per non avere il senso di colpa nel dire “no, non ti accontento”. Queste sono tra le forme di stress più acute.


I.: Dottore, quello che noi vediamo ad esempio alla televisione ci può provocare un senso di colpa?
D.: In questo momento il giudizio sociale è molto forte, soprattutto per quanto riguarda gli stereotipi, che vengono presi sempre per veri che creano un punto fermo e percepire noi stessi al di qua o al di là di quel punto può fare la differenza per alcuni. Quindi laddove non c’è una persona ben strutturata, o ancora ben strutturata come ad esempio gli adolescenti che vivono fortemente l’esempio di questi stereotipi, lo stereotipo fissa uno standard. E siamo erroneamente convinti che se non siamo vicini a quello standard non andiamo bene. Questo è una falciata per la nostra autostima e rischia di creare altri modelli contrapposti, cioè da un lato c’è il bello, dall’altro ci sarà anche il brutto; dove c’è il perfetto, c’è anche l’imperfetto. E il riconoscerci nella parte negativa ci fa vivere nella colpa, che non è più uno stato temporaneo ma permanente nella nostra vita. Ciò porta a percepire noi stessi come inadeguati e può portare alla depressione.


I.: ed è lì che dovremmo intervenire con la nostra autostima.
D.: La famiglia deve dare messaggi importanti e supportare la propria diversità come qualità, non come “non perfetto”. A questo siamo poco abituati in questo momento.

Dott. Michele Canil

Psicologo, Psicoterapeuta

Neuropsicologo, Ipnosi clinica

Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.

Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.

Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.

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