11 Apr Depressione Ansia Solitudine.
Depressione Ansia Solitudine. INTERVISTA TELEVISIVA
INTERVISTA TELEVISIVA TRASMISSIONE “TANTA SALUTE”: la giornalista Nathalie Goitom intervista il dott. Michele Canil sull’argomento Depressione Ansia Solitudine
Canale TELELOMBARDIA
Giornalista Nathalie Goitom: I (intervistatrice)
Dott. Michele Canil: D (dott.), psicologo, psicoterapeuta, esperto nella cura di Depressione Ansia Solitudine
I.: Ben ritrovati con Tanta Salute. Oggi parliamo di depressione ansia solitudine: come intervenire, come affrontare questi problemi. Ne parliamo con il dott. Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta, esperto nella cura di depressione ansia solitudine. Benvenuto dottore.
D.: Grazie, buona sera.
I.: Allora dottore, sono sei milioni gli italiani che soffrono di depressione ansia solitudine e sono numeri in costante crescita.
D.: Ahimè sì, tra l’altro proprio di recente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha decretato che sembra aumenteranno di molto questi numeri, sia in Italia che nel resto del mondo, quindi sembra diventerà uno dei disturbi più diffusi.
I.: Ecco dottore, quanto è complesso il lavoro dell'analista in questi casi?
D.: E’ piuttosto complesso, nel senso che è un lavoro molto accurato innanzitutto perchè ogni tipo di psicoterapia è diversa da un’altra, cioè è come un abito cucito assolutamente su misura sulla persona e per tutta la storia personale di chi si rivolge allo psicoterapeuta che ovviamente condiziona il presente di ciascuno di noi.
I.: E questo disturbo depressione ansia solitudine rende anche più complicato affrontare la vita di tutti i giorni, l'attività lavorativa per l'adulto e la scuola per il bambino.
D.: Assolutamente sì. Diciamo che i dati a nostra disposizione ci fanno capire quanto sia importante sia per l’adulto sul rendimento lavorativo ma ovviamente anche sulla vita personale, di coppia, relazionale ma anche sul bambino e sugli adolescenti in particolare. Gli adolescenti sono un modo che purtroppo si sta avvicinando a questo tipo di disagio e lo manifesta in maniera forse meno diretta. L’adulto è più facilitato nel venire dallo specialista a chiedere un sostegno. Spesso l’adolescente lancia dei segnali più mascherati alla famiglia o all’ambiente scolastico.
I.: Un tipo di ribellione con atteggiamenti particolari. Questo può essere un segnale per i genitori?
D.: Questo spesso è già un segnale, non di per sé grave, però da tenere in considerazione. Vale sempre la pena chiedersi “come mai mio figlio si sta ribellando o sta manifestando un certo tipo di aggressività nei miei confronti?”
I.: Certo l'adolescenza è un periodo sempre molto complicato per il ragazzo ma soprattutto per il genitore che trova difficile gestire l'esuberanza, il carattere del ragazzino.
D.: Questo sì, ed aggiungerei anche per gli insegnanti che spesso si trovano a gestire gruppi di adolescenti con tutto il loro comportamento tumultuoso in un certo senso, in un altro alcuni adolescenti si caratterizzano proprio per il ritiro sociale, quindi per un isolamento che impongono a se stessi ed è in altrettanta misura importante considerare.
I.: Ecco, l'analista in quel caso che tipo di approccio deve avere con un adolescente?
D.: Innanzitutto è bene comprendere attraverso la famiglia come si è sviluppato il tutto, poi cercare di costruire assieme ai familiari un percorso che renda la psicoterapia per l’adolescente uno spazio molto privato e particolare dove possa non sentirsi giudicato, ma che possa essere concretamente di sostegno. Spesso gli adolescenti nella pratica quotidiana fanno un po’ fatica a mantenere la frequenza per cui bisogna catturarli ed entrare nel loro mondo che è fatto spesso di cose diverse da quello dello psicoterapeuta ma che si può comprendere.
I.: E con gli adulti invece come ci si relaziona?
D.: Con gli adulti è un po’ più semplice, nel senso che l’adulto spesso riesce a formulare una richiesta da solo e in quel caso bisogna innanzitutto capire come la persona vede e costruisce il proprio mondo. Quindi è un po’ come entrare dentro la persona bussando con delicatezza e provare a vedere il mondo con i suoi occhi. Lì si può scoprire che cosa ha portato alla depressione ansia solitudine e quali possono essere i fattori che possono ricreare questa patologia in futuro.
I.: Ecco si può uscire da questo stato di depressione ansia solitudine, anche per le piccole cose.”
D.: Assolutamente sì. Le piccole cose è anche giusto che creino una piccola ansia, l’ansia è una reazione spontanea della persona. Quando è eccessiva, quando diciamo blocca la persona o le fa sentire un limite nelle sue attività quotidiane, lì è il caso di rivolgersi allo specialista.
I.: Dottor Canil, quanto le relazioni sentimentali possono incidere nella depressione ansia solitudine perchè si tende ad isolarsi un po' dal mondo, anche dal proprio compagno o compagna.
D.: E’ vero, incidono molto. Questo è un aspetto interessante perchè negli ultimi anni sempre di più io osservo depressioni dovute a situazioni sentimentali, relazionali, che riguardano non solo la separazione dal coniuge ma anche situazioni di relazioni conflittuali con il partner…Questo sta diventando un motivo sempre maggiore per cui le persone tendono a cadere in questi sintomi di depressione ansia solitudine. Quindi è un po’ difficile dare le responsabilità ma forse un po’ la società, un po’ il momento storico, la famiglia che forse ultimamente sta un po’ mancando come istituzione in alcuni ambienti, perciò è necessario dare attenzioni maggiori.
I.: Una cosa che mi incuriosisce molto: è vero che nelle relazioni sentimentali si tende sempre ad attrarre la stessa tipologia di persona?
D.: Sì, tendenzialmente questo succede un po’ a tutti, perchè è come se acquisissimo in giovanissima età un nostro ruolo che poi è il seme che fa crescere la pianta, quindi che fa sviluppare la personalità. Questa personalità di solito è il frutto dell’interazione, della relazione che abbiamo avuto con il papà e la mamma, quindi con le figure più importanti della nostra infanzia.
I.: Quindi cercando, ad esempio per una donna, la fotocopia del papà. Può essere?
D.: In qualche modo sì. E’ estremamente legato questo alla relazione con il papà perchè impariamo proprio a relazionarci in un dato modo secondo la personalità del genitore. Questo inconsapevolmente ce lo porteremo avanti per quasi tutta la vita, salvo fatto le situazioni in cui in psicoterapia riusciamo a mettere a fuoco e a modificare questo aspetto.
I.: Quindi il suo consiglio qual è per non cercare di attrarre sempre le stesse persone, che magari ci hanno fatto male nella nostra vita?
D.: Io direi, proviamo a farci una domanda: che caratteristiche hanno, qual è il filo rosso che unisce tutte queste persone che in qualche modo sembrano simili? Forse lì emerge qualcosa di interessante. Una lista di caratteristiche che dovrebbe metterci in condizione di chiederci perchè.
I.: Esistono altri tipi di trattamento per depressione ansia solitudine?
D.: Assolutamente sì, oltre a tutta la questione farmacologica che spesso è utile in alcuni casi, vi sono altri trattamenti come ad esempio l’ipnosi che in Italia non ha una larghissima diffusione.
I.: Lei la pratica?
D.: Io la pratico ormai da diversi anni.
I.: Con buoni risultati?
D.: Sì, ovviamente è un tipo di trattamento che va consigliato in base ad alcune caratteristiche, quindi non è un trattamento da proporre a chiunque. Nei casi in cui è praticata e viene bene l’approccio, dà ottimi risultati. Ha una tradizione molto più lunga in Inghilterra e in Francia, dove viene tuttora praticata negli ospedali; in Italia un pochino meno.
I.: Dottore che ci può dire sugli attacchi di panico?
D.: Gli attacchi di panico sono una di quelle patologie correlate alle sindromi ansioso-depressive che purtroppo fanno da corollario a una situazione già spesso difficile e che bloccano davvero la persona, sia a livello lavorativo che a livello sociale.
I.: Ad esempio, le persone che non riescono a prendere l'aereo, può essere un impedimento per il proprio lavoro.
D.: Può essere di intralcio, ancora più a persone che non riescono ad uscire di casa. Questa è una situazione da trattare precocemente.
I.: Dottore, quali altri disturbi possono avere origine psicosomatica?
D.: Spesso disturbi di tipo fisiologico, quindi un’alterazione della nostra normale vita; la tachicardia prima di tutte, la difficoltà nel respiro, sintomi gastrointestinali. Molto spesso, come si sta studiando nell’ambito della ricerca, dolori muscolo-scheletrici che sembrano correlati a un umore depresso e a tutto un quadro di sintomatologia che sembra avere un’origine più psichica e organica.
I.: Dottore noi siamo arrivati alla fine del nostro blocco ma sarebbe interessante approfondire questo argomento quindi io La inviterò nelle prossime puntate. Per chi volesse approfondire con il dott. Michele Canil psicologo, psicoterapeuta, esperto nella cura di Depressione Ansia Solitudine l'argomento La trova su internet al sito www.michelecanil.it oppure www.psicologo-a-treviso.it . Grazie dottore per essere stato qui con noi.
D.: Grazie a voi.
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