
31 Gen Covid e adolescenti
Covid e adolescenti. Conseguenze psicologiche dell’isolameto sociale
Intervista al dott. Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta a Treviso, per la rivista “In Famiglia” sulla tematica Covid e adolescenti.
1. Che ruolo gioca la vita sociale nell’esistenza di un adolescente?
Gioca un ruolo fondamentale. L’adolescente si stacca dalla famiglia progressivamente per imparare le competenze della vita adulta. E’ essenziale che egli sperimenti se stesso come individuo singolo, non più protetto nel contesto familiare; la distribuzione delle sue dipendenze va verso il sociale e non più verso la famiglia.
2. Quale impatto ha l’isolamento sociale nella mente di un ragazzo giovane?
Nella mente dei giovani d’oggi l’isolamento sociale ha per una piccola parte un effetto di accomodamento nel senso che trovano un’ulteriore giustificazione al loro desiderio di isolarsi e quindi peggiorano le capacità di chi è già un po’ insicuro. Per la maggior parte degli adolescenti diventa estremamente complesso gestire questo momento storico in cui non hanno modo di sperimentare l’appartenenza al gruppo, il vivere se stessi come soggetti in evoluzione, sperimentare le proprie attitudini, sperimentarsi in una relazione di tipo sentimentale, conoscere la propria sessualità, relazionarsi con gli amici e quindi costruire la stima verso se stessi.
3. L’utilizzo di internet e dei social può in qualche modo colmare le relazioni “reali”?
Internet può aiutare ma non colma assolutamente ciò che è esperienza perchè esperienza significa vivere dal vero ed avere un ritorno emotivo di ciò che si fa.
4. In termini pratici vi sono dei segnali di allarme che possono indicare un disagio psicologico legato all’isolamento sociale di nostro figlio?
Sì, i segnali di isolamento sociale sono il ritiro nelle proprie passioni, la mancanza di comunicazione con l’esterno, l’avere dei pensieri di tipo ossessivo circa il proprio aspetto, circa ciò che fanno gli altri, eccessivo tempo sui social anziché tentare uno scambio almeno telefonico o di altro tipo consentito dai limiti vigenti, cambiamento d’umore improvviso, sonno, appetito, comunicazione con le figure genitoriali e/o i fratelli o persone vicine se presenti. Una sorta di Hikikomori in piccolo.
5. In un adolescente, a quali conseguenze psicologiche può portare un isolamento sociale poco accettato?
Può portare ad un esasperarsi di alcune caratteristiche di insicurezza che in parte fanno corredo un po’ per tutti gli adolescenti. Inoltre, l’isolamento poco accettato può produrre sentimenti di rabbia che spesso i ragazzi esprimono e direzionano verso se stessi, una sorta di autopunizione, oppure, esprimendoli con una forte rabbia, verso i genitori.
6. Come possiamo aiutare concretamente nostro figlio in questa fase di isolamento ormai prolungato?
Possiamo spronarlo a fare ciò che è consentito attualmente, quindi esperire situazioni di tipo scolastico, sportivo, di compagnia nei limiti consentiti, limitare l’uso dei social e della tecnologia soprattutto verso sera perchè va a creare poi non solo disturbi del sonno ma addirittura un rovesciamento dei ritmi sonno-veglia; dare una regolarità laddove autonomamente fa un po’ fatica, quindi offrire opportunità di dialogo con i genitori ma anche ricordargli che è importante che si dia dei piccoli obiettivi anche quotidiani.
7. Può essere necessario un supporto psicologico? Di quale tip?
Se i sintomi di isolamento sociale persistono per più di qualche mese e sono abbastanza intensi (ad esempio si chiudono in camera per parecchio tempo, danno segnali di cambiamento nel sonno, nelle abitudini alimentare, nel contatto con la famiglia), è il caso di pensare ad un supporto specialistico perchè la questione potrebbe diventare ancora più grave ed è sempre bene fare una prevenzione più velocemente possibile. Il supporto può essere di tipo psicoterapeutico oppure attraverso l’EMDR dove vi siano situazioni traumatiche da risolvere. Ricordiamo che l’EMDR è uno dei trattamenti più consigliati per il trauma specifico e raccomandato dall’organizzazione mondiale della sanità
8. Come spiega in una parte degli adolescenti il fenomeno della “gioventu movida” mostrata spesso nei tg ?
La gioventù movida è un effetto che fa sì che l’adolescente abbia un presupposto di difficoltà di accettazione dei limiti; tendono a riversarsi in massa perchè questo è uno sfogo, una soluzione che l’adolescente adotta laddove in realtà fa fatica a percepire i limiti e fa fatica soprattutto a tollerarli. Inoltre normalmente c’è una certa predisposizione da parte di almeno uno dei due genitori a mal tollerare i limiti. Per fortuna questo fenomeno non riguarda la maggior parte degli adolescenti.
9. Cosa c’è dietro la volontà del non voler rispettare le regole, fregandosene delle conseguenze dirette sui propri familiari (genitori e nonni)?
La difficoltà a rispettare i limiti riguarda soprattutto l’educazione che noi facciamo entro i primi anni di età del bambino, in cui si stabiliscono i ruoli tra genitori e figli e le prime basi della personalità fino alla preadolescenza. Questo è il vero responsabile del comportamento che poi i nostri figli adolescenti avranno perchè queste sono le basi entro cui loro riescono a vivere se stessi e ad attuare i loro comportamenti. Lo hanno sottolineato da Freud fino ai giorni con una serie di esperimenti che dimostrano che la giusta comprensione dei limiti rende la personalità molto più strutturata e molto più adattiva per la vita adulta. Non troppi limiti, ma neanche troppo pochi.
10. Come consapevolizzare l’adolescente irresponsabile verso la pandemia?
Per responsabilizzare l’adolescente è necessario un lavoro congiunto dei genitori che, prima di tutto si compie prima che il figlio raggiunga l’età specifica di cui stiamo parlando, cioè nella prima infanzia; successivamente può essere necessario un ulteriore intervento dei genitori sulla necessità e sulla conseguenza dei comportamenti che si insegnano ai figli, anche attuandola in prima persona, ad esempio sulle piccole questioni domestiche, usando un po’ il sistema della ricompensa.
11. Abbiamo sempre accusato i giovani di essere malati di social, ma invece la vita sociale a cui non sanno rinunciare?
E’ un momento storico in cui si rovesciano un po’ le regole perchè quella vita sui social che abbiamo sempre predicato che venga usata con parsimonia, in questo momento diventa in realtà l’unica risorsa e quindi ci troviamo quasi a soverchiare le regole precedenti, ma per un tempo limitato.
Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Vice rettore dell’Accademia Internazionale Costantiniana delle Scienze Mediche Giuridiche e Sociali. Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.
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