15 Ott COSA RESTERÀ DI QUESTA PANDEMIA?
Roberto Guidetti INTERVISTA IL DOTT. MICHELE CANIL
COSA RESTERÀ DI QUESTA PANDEMIA? SCENARI SUCCESSIVI
Legenda
I=Intervistatore
D=Dottore
Trasmissione “Sette In Punto” in onda su 7 Gold
I.: Buongiorno e ben ritrovati. Il titolo di questa mattina è “Cosa resterà di questa pandemia?”. E’ un’analisi che facciamo dal punto di vista psicanalitico con la persona più giusta per quanto abbiamo vissuto, quanto stiamo vivendo e quanto vivremo riguardo a questa pandemia. Andiamo a presentare, e lo ringraziamo di essere con noi, il dottor Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta. Grazie di essere con noi dottore. Lei tra l’altro lavora in un’area geografica della provincia di Treviso che è stata particolarmente interessata dai casi di covid19; ci sono stati purtroppo dei momenti in cui Padova è stata quasi sempre in testa e si sono poi avvicendate Verona e Treviso. Proprio in questi giorni l’Ulss 2 della Marca Trevigiana ha illustrato pubblicamente quello che sarà il piano in vista di un eventuale peggioramento della situazione. La prima domanda che vorremmo rivolgerle: non è neanche bello vivere in questo tipo di situazione, nel timore che possa riacutizzarsi ciò che abbiamo vissuto in maniera terribile soprattutto a marzo ed aprile. Dal Suo punto di vista professionale ci sono state differenze che ha riscontrato in pazienti giovani o meno giovani in seguito a questa pandemia? Come hanno vissuto quei mesi e soprattutto come Lei ha riscontrato il turbamento nelle persone in seguito a quanto è avvenuto e a quanto purtroppo stiamo vivendo?
D.: Senz’altro la pandemia ha provocato come dice Lei un grande turbamento. Molte persone che già soffrivano hanno acutizzato la sofferenza, hanno dovuto però come dire sottostare alle regole, hanno tenuto duro e poi si sono visti gli esiti. Altre persone che normalmente non hanno particolari sofferenze e con una vita particolarmente serena sono andate in preoccupazione. Quindi un po’ tutta la situazione si è abbassata di uno scalino e ci sono stati motivi di preoccupazione, soprattutto nel territorio del trevigiano ma anche, mi dicono i colleghi, un po’ in tutto il territorio del Paese. Ovviamente se da un lato questo lock-down con le restrizioni necessarie per il contenimento del virus era una novità, dall’altro ora siamo un po’ nella fase dell’attesa. Per definizione l’attesa è ansia. Quindi più o meno qualcosina si sta muovendo anche sul versante delle preoccupazioni personali.
I.: Anche perchè siamo in un periodo stagionale in cui il colpo di tosse o lo starnuto sono fisiologici, ci sono anche questi sbalzi di temperatura, non si deve necessariamente entrare in una situazione di allarme; ci sono persone che si preoccupano magari anche solo per un colpetto di tosse.
D.: Questo sì, infatti è motivo di confusione. La cosiddetta diagnosi differenziale è difficile, ci sono mezzi più sicuri, altri meno. Di questo si fa una grande discussione, a volte anche troppo perchè spesso ci sono esperti non esperti, notizie confuse, la famigerata infodemia di cui si parla da inizio anno. Questo è motivo di allarme, vedo, per alcune categorie di persone: le mamme giustamente, i nostri bambini che normalmente con ottobre se non anche prima cominciano con i primi raffreddori, con quei primi sintomi che creano confusione. Le scuole quindi sono molto sotto pressione per capire come comportarsi e quali strategie adottare; si crea un certo movimento di emozioni generali non positive che poi va sicuramente attutito in qualche maniera.
I.: Anche questo discorso della scuola è stato molto travagliato, ci sono state anche le elezioni in mezzo che hanno contribuito a rendere più difficile la cosa. E’ tutto un insieme di situazioni, è anche questo flusso di informazioni continue al quale siamo sottoposti tutti che rischia di spiazzarci. Già in condizioni normali siamo sottoposti ad un continuo bombardamento, ma quello di adesso va veramente pesante nelle nostre coscienze perchè il dato riferito a pazienti che si ammalavano, morivano, adesso è rimpiazzato da una condizione in cui tutto quello a cui abbiamo assistito, ascoltato e ci hanno riferito è messo in dubbio; un certo tipo di informazione adesso va esattamente in senso opposto a quella che diciamo è l’informazione ufficiale.
D.: Sì, ci sono diverse fonti, autorevoli e non, quindi è molto importante riuscire a fare un pochino di pulizia, però purtroppo questo lo può fare ogni persona singolarmente secondo la propria coscienza. Chiaramente l’anziano che ha meno familiarità con i mezzi di comunicazione rimane concentrato su ciò che ha sempre ritenuto affidabile che può essere legato alla persona, al giornalista, al quotidiano che segue; altre persone come i giovani hanno invece una visione diametralmente opposta perchè casomai vanno a cercare individualmente in modo più attivo tutte le informazioni, quindi là si apre il mondo della rete che è un mondo sappiamo infinito dove c’è di tutto. Questo crea assolutamente un grande movimento, un’entropia direbbe un fisico, che genera però spesso più confusione che sicurezza. In questo momento le persone sicuramente cercano sicurezza, qualcosa di affidabile cui aggrapparsi. Chiaramente c’è un po’ di paura diffusa che andrebbe gestita possibilmente con i mezzi più puliti e idonei possibile.
I.: Neuropsicologo e psicoterapeuta, si suppone che abbia un certo numero di pazienti. Nella Sua esperienza di questi mesi Le è capitato di riscontrare situazioni di estrema insofferenza dei pazienti ad esempio ad un certo tipo di dispositivo di protezione come la mascherina? Perchè l’ansia di molte persone alle volte viene amplificata da questo senso di costrizione che ti impone la mascherina. O ci sbagliamo?
D.: No no, è assolutamente così, anzi, le dirò di più: questo è stato amplificato nelle persone che già un pochino erano colpite da quell’insieme di insofferenze che influisce come dire nella sfera della libertà personale. Ho assistito con molti colleghi addirittura ad un massiccio evitamento di alcuni comportamenti da parte di certe persone. La persona che soffre alcune costrizioni che magari ha la tendenza a sintomi di panico o altri disturbi ha sostanzialmente evitato di fare alcune cose, di uscire, di doversi bardare, di dover sottostare troppo a regole che per lei sono molto difficili, ma lo sono un pochino per tutti. Quindi senz’altro questi dispositivi da un lato ci proteggono, dall’altro sono davvero un limite importante. Tant’è che quella calma apparente dal punto di vista delle richieste in ambito psicopatologico e psichiatrico a cui abbiamo assistito nella prima parte dell’anno sono letteralmente esplose poi con l’estate, sia per una questione di stagionalità del malessere umano che tendenzialmente verso l’estate si riacutizza, ma anche perchè era proprio una sorta di palla tenuta sott’acqua che appena si libera emerge in maniera forte. Quindi adesso ne stiamo pagando un po’ le conseguenze. Di questo bisogna tener conto ma anche cercare di andare ai ripari e prevenire il più possibile. L’emergenza non è mai solo su un piano biologico ma c’è anche tutta la psiche dell’essere umano che conta tantissimo.
I.: Ci sono anche situazioni crediamo anche abbastanza paradossali perchè andando a prendere ad esempio la tipologia di un ossessivo-compulsivo, anche la ritualità dei gesti tipo lavarsi tanto le mani, magari in determinate persone può assumere non un carattere tranquillizzante ma perlomeno è una situazione che gli sembra meno forzata, meno costrittiva.
D.: Sì, è curioso come anche noi del settore abbiamo dovuto fare un cambio di tendenza perchè ora il paziente ossessivo-compulsivo che ha questo genere di disturbo, soprattutto il “cleaning”, quindi il paziente che tende a lavare più volte le stesse cose, chiaramente in questa fase ha riacutizzato ma è stato anche legittimato nel suo comportamento. Altra questione importante per i bambini che cominciano a manifestare questi sintomi in età scolare in cui i genitori hanno dovuto improvvisamente dare indicazioni diverse; quindi dal tentativo di staccarli un po’ dall’estrema pulizia a quello dell’estrema pulizia “forzata” ma necessaria. Di conseguenza si è generata un po’ di confusione.
I.: Quindi scopriamo che qualsiasi gesto noi facciamo può diventare anche una minaccia.
D.: Guardi, i gesti quotidiani sono ad esempio toccare una maniglia o gli occhiali; succede che l’essere umano ha una vita anche sul piano simbolico, sul significato, quindi la stessa maniglia o lo stesso paio di occhiali sono diventati un veicolo biologico di qualcosa; cambia profondamente il significato, l’approccio alla vita. Io credo, è una mia personalissima opinione, che ci porteremo dietro questo pensiero per un po’ di tempo al di là della durata del covid19 di per sé, perchè ha creato in noi una traccia cioè quella possibilità concreta che lo scambio biologico attraverso gli oggetti, le superfici, i materiali diventi qualcosa di pericoloso, diventi il nemico. Per un pochino di tempo si starà attenti sicuramente a questo aspetto. Nulla di male per l’igiene che va sempre bene soprattutto in alcune zone del mondo, però considerando anche che l’eccesso non è mai una buona cosa.
I.: Ecco, anche questi termini che stiamo usando molto come il “distanziamento sociale” non è certo un bel termine ma in qualche modo ci ha dato l’idea di questa distanza che dobbiamo imparare a mantenere con le persone, che poi qualcuno dice noi italiani indipendentemente da nord o sud abbiamo tutti questa vocazione a toccare, facciamo fatica a mantenere questo distanziamento. C’è tutta una riflessione di carattere etnico e antropologico da fare.
D.: Fa parte un po’ di tutta la cultura del bacino del Mediterraneo. D’altronde se ci pensiamo, da un altro punto di vista, è anche la nostra peculiarità, la bellezza dei nostri popoli che abitano questa zona del mondo; il calore, l’espressione, la vivacità, il senso della famiglia, l’appartenenza, il contatto, il tono di voce. Sul termine “convivere” forse noi dimentichiamo che conviviamo già con una serie di cariche batteriche, con migliaia di parassiti nel nostro intestino che lavorano in sinergia con il nostro corpo. Questo è un virus che chiaramente ha degli aspetti negativi, non è un virus positivo che aiuta il nostro organismo, però la nostra interazione con il mondo, con la materia, con gli altri animali esiste e lo scambio c’è. Ora si mette questo sotto la lente di ingrandimento ovviamente con un filtro negativo. Però non dimentichiamoci che c’è anche un filtro positivo, ci sono ad esempio molti parassiti indispensabili per il nostro sistema immunitario, eccetera eccetera. Bisogna quindi parlare anche dell’altra faccia della medaglia altrimenti riteniamo che lo scambio biologico sia solo un danno per l’essere umano.
I.: Parlando dei bambini, il periodo è difficile anche per i genitori che devono affrontare il rientro a scuola dei figli, con queste nuove regole difficili anche da rispettare per un bimbo.
D.: Con i bambini ci vuole molta creatività, poi non tutti i bambini reagiscono in modo uguale perchè in ogni singola famiglia ci sono bambini che rispondono meglio rispetto ad altri. I bambini hanno una bellissima dote che è la curiosità; nella curiosità fanno un sacco di domande perchè vogliono capire e questo capire deve essere sempre filtrato da un genitore. Per cui bisogna intanto parlare un pochino la loro lingua con qualcosa di comprensibile a loro, ma anche raccontando loro una storia tenendo conto del fatto che vanno sì istruiti a questo nuovo comportamento che è fondato sul limite, quindi non facile per un bambino, ma che devono anche capire perchè si fa questo. Quindi da un certo punto di vista è anche stato divertente vedere le domande che fanno “Ma questo virus cosa vuole da noi? Cammina? Vola? Ce lo porteremo dietro? Ma ce l’ho nella giacca secondo te?”. Poi i bambini captano i nostri discorsi e le nostre sensazioni. Ho sentito molti genitori che mi hanno detto “Io non ho mai detto questo al mio bambino però vedo che mi ha ascoltato nel discorso che facevo con un altro adulto”. Il distanziamento non è facile; la fisicità è fondamentale per i bambini. In un bambino il cervello si sviluppa attraverso l’esperienza che passa dalla fisicità. Quindi il poter giocare e interagire attraverso il disegno, il gioco materiale, eccetera, ha qualche limite perchè chiaramente va controllato. Sull’interazione ci sono grandi novità perchè le scuole si sono attrezzate meglio. Io capisco anche tutti gli insegnanti e le maestre che fanno una gran fatica e per i bambini non è semplice non rispondere al proprio istinto di andare incontro all’altro, di poter fare un gioco anche fisico, di tenersi per mano. Quindi limitatamente a ciò che si riesce a fare vanno un po’ seguiti in questo. Non si può chiedere loro di essere già responsabili del proprio comportamento perchè significa togliere la spontaneità ad un bambino.
I.: Un po’ di disorientamento come genitori ed insegnanti c’è. Dottor Canil, Lei è ottimista, pessimista o realista: come vede adesso la questione? Andiamo incontro a questo benedetto autunno che tra l’altro per i depressi è anche un brutto momento, e ad una serie di situazioni stagionali, psicologiche e ambientali. Lei si prepara ad una grande situazione di emergenza o è abbastanza ottimista? Insomma, qualcosa abbiamo anche imparato.
D.: Io in questa fase credo di poter dire che ho una posizione che è tra il realista e l’ottimista perchè in qualche modo non stiamo più assistendo alle terapie intensive intasate, a misure e contromisure che i governi hanno dovuto prendere e che stanno prendendo in altre zone d’Europa se non del mondo. Tutto sommato in Italia stiamo vivendo anche una situazione buona, forse è anche la seconda tornata del virus. Rispetto al malessere umano e alla sofferenza io sto vedendo che molte persone riescono ad alzare la mano e chiedere. Questo mi sembra molto positivo nel senso che c’è una sorta di presa di coscienza che ci sono strutture, professionisti che possono aiutare a migliorare la propria qualità di vita, ad uscire da una situazione per alcuni addirittura traumatica, per altri di alto stress, per altri ancora di peggioramento del proprio disagio e di preoccupazione. In questo sono fiducioso perchè vedo che le persone in qualche modo chiedono con fiducia, non c’è più quella sorta di muro, di pudore. Piuttosto di chi invece si trova in una situazione in cui per vari motivi della personalità o dello stato emotivo non riesce a chiedere; quelle sono le situazioni peggiori perchè in modo silente, sotto le foglie, continua ad aumentare il malessere fino purtroppo ad arrivare a qualcosa di più eclatante . Situazione che per ora devo dire mi sembra minimizzata, poi chiaramente ci saranno le emergenze perchè andiamo incontro all’autunno, ci sono dei picchi tra novembre e dicembre sui disturbi dell’umore oppure su persone che hanno subito dei traumi. Questo ormai lo sappiamo, però siamo tutti pronti e preparati. Tra l’altro l’Ordine degli Psicologi ha dimostrato una grande solidarietà ed attivazione in tal senso quindi direi che affrontiamo il tutto nel migliore dei modi dal punto di vista psicopatologico.
I.: Noi, dottor Canil, prima quando parlavamo di sanitari citavamo anche la categoria degli psicologi perchè anche per voi è stata una battaglia; questa interessantissima multi-disciplinarietà che caratterizza il nostro ambito socio-sanitario è veramente un coinvolgimento che vi vede protagonisti in vere e proprie equipe che aiutano a fronteggiare diverse situazioni. Da quello che Lei ci ha detto la rete di sostegno in questo nostro Veneto esiste eccome. Il Presidente Zaia ha gestito molto bene l’emergenza ma anche perchè aveva una rete di sanità pubblica che non esiste in Italia, diciamolo pure.
D.: Direi che veramente c’è stata dimostrazione di alta collaborazione e capacità da parte di tutti, di questo possiamo essere contenti e fieri. L’organizzazione è sempre fondamentale perchè senza di essa non avviene nulla di significativo. Se posso dire, anche da parte dell’Ordine degli Psicologi, vuoi per il fatto che c’è stata un’alta coesione, un bollettino giornaliero, io ho visto che un po’ tutti gli Ordini si sono attivati in modo giornaliero per dare notizie, per informare i professionisti, per dare come dire le munizioni a chi era in trincea. Questo non solo ha funzionato ma ci ha messi in condizione di affrontare un po’ il tutto.
I.: A noi dottore farebbe molto piacere rivederLa magari verso la fine dell’anno per poter tracciare un po’ un bilancio di questo 2020 perchè insomma dobbiamo un po’ mettercela via; fino alla fine di questo 2020 dobbiamo fare mente locale nei confronti di questa situazione che probabilmente si protrarrà anche oltre ma che magari avrà modalità diverse. Lei ci crede a questo vaccino?
D.: Quello dei vaccini è un mondo molto complesso, nel senso che necessitano di lunga sperimentazione. Prima di tutto è importante non nuocere, questo è un po’ nell’etica; quindi prima va sperimentata meglio questa fase; secondariamente abbiamo avuto anche molta fortuna perchè in Veneto molte persone hanno donato il plasma, i contagiati sono guariti, questa è stata una risorsa grandissima, teniamone conto. Non c’è solo il vaccino, c’è anche questo che tra l’altro è più veloce e più utile. Si è visto che ha aiutato molte persone a ristabilire in ordine la salute, quindi usiamo tutte le armi possibili, sicure però.
I.: E’ stato un sistema che ha funzionato nel senso più sociale e sanitario della parola, per cui anche un bell’esempio che arriva da questa nostra regione. Dottor Canil noi La ringraziamo di essere stato con noi e ci farebbe piacere se verso la fine dell’anno potessimo riparlarne con Lei per avere un quadro di quello che è stato, che speriamo sia veramente alle nostre spalle.
D.: Volentieri, grazie, ci vedremo quindi verso dicembre.
Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.
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